Partire. Si parte per, si parte da.
Per tornare: tornare a, tornare per, tornare da.
Noi abbiamo vissuto in pochi giorni il viaggio di molte vite.
Il Collettivo è tale proprio perché vive di una partecipazione estesa: è animato dello spirito dei molti che è la sua forza.
E così, esperienze su esperienze, abbiamo composto il nostro libretto del ricordo per un finesettima diverso.
Le tante Puglie, cominciate di venerdi mattina con alcuni di noi intenti a far quadrare le strade di Lecce, con le discese alternative, da nord, chi col treno chi con l'auto percorrendo strade che avevano in comune un punto di convergenza e un istante nel tempo.
E poi le occasioni del ricordo, della memoria di luoghi mai incontrati con lo sguardo ma le cui radici hanno trovato spazio adeguato a smuovere terreno ed animi.
E il viaggio ai confini del noto, con l'esperienza del Carnevale a Montemarano e gli amici (ringraziamo di cuore Roberto D'Agnese, Pierfranco, Alfio Palatucci, la casa di Sara, gli/le insegnanti e i musicisti della scuola di tarantella montemaranese, il popolo di montemarano, mamma Maria per essere anche la mamma del Collettivo) e la conferma di un'ospitalità intuita nella cornice montana di un territorio così familiare.
E il sentiero di terra rossa ed ulivi, cornice di storie, documento di vita: scoprire i nomi con cui si chiama la natura fra le donne e gli uomini, scoprire o riscontrare il valore di un rivolo d'acqua piovana, assaporare ad occhi leggermente chiusi le parole sussurrate da un orizzonte certo e quieto capace di sollevare la sua voce tonante presentando il conto della sopravvivenza tanto alle greggi di pecore quanto ai fiumi ingrossati dai migranti di sempre.
E ancora il vento di Ostuni, "padrone" fra gli archi e il labirinto di strade bianche nella geometria obliqua della sua struttura o troppo fuori, o troppo dentro al tempo come la bottega di Tonino Lu marinaru, casa dei semplici, dei dotti e della memoria dove "nessuno è straniero".
Con il ritorno non facciamo che guadagnare spazio al ricordo: così è da intendersi il movimento, per non soffrire del lieve senso di abbandono che precede di poco l'atto del partire e per rendere prezioso ogni istante con la certezza della sua unicità.